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Mai più crepe in aula con la scatola nera che controlla gli edifici.

Nasce al Politecnico di Torino una start-up. “Dal pc si monitora anche la salute dei ponti”

 

Sarà la prima scuola della città dotata di scatola nera. Continuamente monitorata per sapere se ci sono problemi di staticità, ben prima che compaiano le crepe, ma anche per misurare la qualità di vita all’interno. Parte da Torino l’esperimento di una start-up nata in I3p, incubatore del Politecnico, si chiama Sysdev e ha messo a punto Shbox.

«I sensori sono un po’ come la pelle per il corpo umano: sentono l’ambiente e lo traducono in numeri da analizzare con l’intelligenza artificiale», spiegano Marco Bonvino e Leo Italiano, a.d. della start-up. A sentir loro siamo all’inizio «di un cambio di paradigma: crediamo che la “scatola nera” diventerà normale per un edificio come lo è per un aereo».

La scuola elementare Armstrong è in semi periferia ed è anche sede della Circoscrizione. È stata scelta dal Comune di Torino perché fa parte di un quartiere in cui si stanno sperimentando varie novità tecnologiche. La scuola sarà tappezzata con 50 scatoline, i Shbox grosse come un pugno ma in grado di raccogliere una marea di dati. Quelli strutturali: inclinazione, deformazione e temperatura, per capire se ci sono problemi di stabilità, e vedere l’evoluzione nel tempo dell’edificio; ad esempio qual è la sua reazione a una scossa di terremoto.

E quelli ambientali: l’anidride carbonica – se è troppa l’attenzione in classe cala – la luce, se naturale o artificiale, la temperatura, l’umidità e i rumori. «Insomma i dati utili per evitare sprechi», spiega Paola Pisano, assessore all’innovazione del Comune. La scuola avrà la scatola nera gratis per un anno. Non solo: siccome Shbox spedisce i dati a un un punto di raccolta, la start-up piazzerà nel quartiere anche una serie di colonnine per la rete wireless . È la rete Lora. «Così sarà più facile per un’azienda o un appassionato lanciare app e idee innovative». Quello dei sensori è un mercato competitivo. «Abbiamo depositato una domanda di brevetto – aggiunge Bonvino -: abbiamo reso più economico e capillare il monitoraggio strutturale». I dati permettono di creare un «gemello digitale» dell’edificio. I movimenti sospetti di muri e travi vengono segnalati con un semaforo. «Così gli ingegneri potranno fare tutto da pc».

L’obiettivo della start-up è di portare Shbox sul mercato, puntando a edifici, fabbriche ponti: i crolli dei cavalcavia dimostrano il bisogno di analisi in tempo reale. «A prezzi accessibili, un “affitto” di poche decine di euro al mese».

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